Comunicare da remoto con i propri assistiti, poterli seguire e monitorare tramite piattaforme interattive, ottimizza il rapporto medico-paziente. Scopriamo come usare la tecnologia digitale per migliorare l’engagement del paziente oftalmologico.

Nella relazione che si instaura tra un paziente e il suo medico di riferimento, la comunicazione gioca un ruolo chiave. Fino a non molto tempo fa, il rapporto tra un professionista della salute e i suoi assistiti soffriva di uno sbilanciamento strutturale. Da un lato, avevamo pazienti che recepivano “passivamente” le indicazioni dei medici, spesso senza comprenderle. Dall’altro, troppi dottori e specialisti si limitavano a prescrivere esami e terapie senza preoccuparsi di capire che la persona che avevano di fronte non fosse “una malattia”, ma un essere umano proprio come loro.

Questo tipo di relazione è andato ridimensionandosi nel tempo, ma non sempre in senso positivo. Se, infatti, il paziente non si fida del suo medico e non si sente adeguatamente compreso e supportato nel suo percorso di gestione della malattia, le sue probabilità di rispondere bene alle cure crollano. 

Per potenziare l’aderenza alle terapie, e quindi la possibilità che queste funzionino, un paziente ha bisogno di “crederci”, non in maniera fideistica, ma fondata sulla conoscenza, sulla comprensione dei meccanismi e dei principi curativi del farmaco o della terapia. Deve, insomma, essere guidato in un percorso in cui si senta protagonista attivo e abbia in mano gli strumenti psicologici, educativi e motivazionali per aiutare il medico a prendersi cura di lui o lei. 

Questo è l’engagement del paziente, una definizione inglese ormai sdoganata nel linguaggio medico universale, ad intendere la creazione di un rapporto di mutua collaborazione, di reciproco scambio. Una relazione più paritaria che nel passato, in cui al paziente non è richiesto solo di subire le decisioni di un medico, ma di contribuire in modo responsabile alla presa in carico della propria salute. In tempi di empowerment e presa di coscienza dei propri diritti, l’autodeterminazione del paziente diventa forse la sfida più importante, sebbene la più silenziosa. 

Come migliorare l’engagement del paziente in 5 passaggi

Dalla teoria alla pratica. Come deve fare un medico per migliorare l’engagement dei propri assistiti? Ci sono delle regole valide per tutti? Fermo restando che ogni medico modula la relazione con i propri pazienti in base ai singoli casi, esistono delle strategie di comportamento che, se ben applicate, possono concretamente contribuire non solo a cementare il rapporto medico-paziente, ma anche a migliorare l’outcome delle terapie. Vediamole:

  1. Fare un identikit dei pazienti. Vuol dire segmentare il target degli assistiti in base alle loro caratteristiche e alla storia clinica, in modo da definire le modalità di comunicazione migliori per ogni caso.
  2. Informare, informare, informare! I pazienti devono essere messi in grado di capire perfettamente il tipo di patologia di cui soffrono, gli esami e i controlli a cui devono sottoporsi e le terapie disponibili, con gli eventuali effetti collaterali. Il tutto in un linguaggio semplice, ricco di esempi se necessario. Una comunicazione chiara ed esaustiva è indispensabile anche per ridurre il rischio di ritardi e abbandoni delle cure.
  3. Coinvolgere il paziente nella scelta dei trattamenti. Non basta il consenso informato, se questo non è accompagnato da opportune spiegazioni relative al tipo di cura prescritta. Il paziente risulterà molto più motivato se si sentirà parte del processo decisionale sul miglior modo per gestire la sua salute.
  4. Fornire un’assistenza continua. Significa stabilire una comunicazione regolare con i pazienti e fornire servizi di assistenza e monitoraggio costanti specialmente in caso di patologie croniche.
  5. Eliminare o ridurre le barriere fisiche e geografiche che rendono problematico l’accesso alle cure puntando sulla via telematica.

Tecnologia digitale al servizio del paziente oftalmologico 

Per mettere in atto queste cinque buone pratiche occorre che il medico offra non solo la sua competenza e professionalità, ma anche la sua capacità empatica, la disponibilità e la pazienza. Ma una buona comunicazione necessita pure di media adeguati. Per centrare gli obiettivi ambiziosi che abbiamo visto, c’è la tecnologia informatica, ci sono le piattaforme digitali interattive e le app scaricabili su smartphone che connettono medici e pazienti online in un click.

Molti pazienti oftalmologici sono anche pazienti fragili. Spesso sono anziani, soffrono di patologie croniche o sono in condizioni di disabilità. Aiutarli a gestire le loro patologie oculari, e quindi migliorare il loro engagement e assicurarsi che seguano le cure in modo appropriato – come nel caso del della maculopatia degenerativa – significa sollevarli dal peso delle loro limitazioni.

Le piattaforme digitali interattive, i devices indossabili e le app da scaricare su smartphone e tablet sono le soluzioni disponibili per tutti questi casi. L’oftalmologo, dopo aver individuato i diversi target di appartenenza dei suoi pazienti, può selezionare coloro che abbiano particolari necessità di supporto e monitoraggio assicurando loro una speciale attenzione. Ad esempio, schedulando televisite regolari e inserendo il paziente in programmi di autovalutazione (ePROs) per il follow up delle terapie e la gestione dei sintomi. 

I servizi sanitari da remoto sono utili in ogni caso quando l’accesso ai Centri oculistici o agli ambulatori degli oftalmologi risulti problematico per il paziente (se, ad esempio, non trova accompagnatori) o quando sia necessario ridurre il rischio sanitario collegato ai luoghi di cura.

Il paziente oftalmologico con patologie croniche, ipovedente o con situazioni personali problematiche, è senza dubbio il prototipo su cui lavorare per migliorare l’engagement e l’aderenza alla terapia. Inoltre, quando ben progettati, i portali web collegati alle piattaforme, offrono il contesto ideale per la divulgazione di corrette informazioni mediche, proteggendo in tal modo gli utenti dal rischio di incappare in fake news

La tecnologia digitale fornisce dunque gli strumenti per potenziare l’engagement del paziente, mentre l’umanità e la professionalità dell’oftalmologo fanno tutto il resto. 

 

Fonti: