La telemedicina necessita di piattaforme digitali interattive che mettano in contatto medici e pazienti da remoto, anche in campo oftalmologico. Ma come funzionano e quali servizi offrono?

Una piattaforma digitale interattiva è una sovrastruttura informatica complessa per l’elaborazione dati, in grado di connettere online persone distanti fisicamente le une dalle altre e offrire una serie di servizi. Questo tipo di comunicazione da remoto può avvenire agganciandosi alla rete internet e utilizzando un sistema di interfaccia grafico completo di applicazioni per il collegamento video, audio, via email e di messaggistica istantanea. 

Le piattaforme interattive si distinguono dai comuni siti web per la loro capacità di generare flussi comunicativi bidirezionali e la possibilità di condividere dati, informazioni e questionari, o effettuare transazioni e pagamenti in modo protetto e rispettoso della privacy. Per tale ragione, potremmo definire questi sofisticati sistemi telematici come dei microcosmi virtuali in cui, però, la relazione che si instaura tra le persone è valida e concreta quanto quella in presenza. 

Un esempio facile è rappresentato dalle piattaforme per la didattica a distanza (DAD), che consentono a docenti e alunni di interagire tra di loro e condividere files, ciascuno dalla propria abitazione. Altri ambiti in cui le piattaforme digitali si sono ormai imposte da tempo sono l’ecommerce, la cui massima espressione è Amazon, e i servizi di pagamenti, nei quali spicca PayPal.  I social networks, ovviamente, sono tutte piattaforme digitali interattive. Ma il settore in cui le ricadute possono risultare più vantaggiose sotto tutti i punti di vista è quello sanitario. Le piattaforme digitali interattive in medicina generale e specialistica sono una realtà in crescita su cui si sta investendo in modo cospicuo sia nel pubblico che nel privato, e rappresentano la grande scommessa del decennio appena iniziato.

Piattaforme di telemedicina, come funzionano?

La medicina a distanza è un sistema di servizi sanitari erogabile ovunque, a patto di avere un dispositivo digitale connesso e una piattaforma telematica interattiva. Altri accessori digitali possono essere sensori e tools per la rilevazione di parametri fisici, o app da scaricare sullo smartphone. Si tratta di sistemi che consentono a medici e specialisti di offrire un servizio che migliora l’esperienza del paziente, la sua aderenza alla terapia e l’engagement, a costi notevolmente ridotti e con un azzerato rischio sanitario. 

In questi casi, uno dei grandi vantaggi è proprio la possibilità di offrire un supporto sanitario- terapeutico di alto livello anche ai pazienti che per ragioni di età, condizioni fisiche, distanza geografica e status familiare trovano difficile o impossibile recarsi nei Centri ospedalieri o negli ambulatori specialistici. 

Come funziona, in concreto, questo tipo di strumentazione? Considerando che le piattaforme digitali vengono sviluppate in base al tipo di bisogno da soddisfare, e generalizzando, vediamo quello che i software permettono di fare:

  • Il paziente può essere invitato a scaricare delle app che servono a potenziare il servizio e a fornire indicazioni terapeutiche, ricordare appuntamenti o test di autovalutazione da compilare.
  • Il paziente può prenotare un consulto online o una visita in presenza.
  • Il paziente può partecipare a indagini di screening e monitoraggi di autovalutazione rispondendo a questionari e test molto accurati, basati, eventualmente, anche su simulazioni e riferimenti audio-video, somministrati dal sistema una tantum o a intervalli regolari.
  • Il medico può raccogliere, valutare ed eventualmente condividere con i suoi pari gli score, i dati e le informazioni ricavati dai questionari e dai test di screening e di follow up dei suoi pazienti. Si tratta di un sistema ideale da usare anche nei trial clinici.
  • Il medico può visitare il paziente online e in diretta video, o seguire il suo iter diagnostico-terapeutico in modo puntuale e discreto.
  • Il medico può inviare prescrizioni, ricette e referti, e il paziente può consultarli e scaricarli. Un esempio sono le piattaforme dei servizi sanitari regionali dove ciascun cittadino può consultare il proprio FSE usando la TS-CNS o lo SPID.

Teleconsulto e teleassistenza in ambito oftalmologico

Ricordiamo brevemente quali sono le differenze tra teleconsulto e teleassistenza. Nel primo caso, i protagonisti sono gli specialisti, i quali possono connettersi e condividere dati sensibili dei pazienti per valutare insieme una terapia, interpretare un esame di imaging o chiedere un secondo parere su una diagnosi. In questo caso, la piattaforma digitale può consentire a professionisti anche molto distanti tra di loro, di mettere insieme le competenze in modo rapido ed economico, a vantaggio di uno o più pazienti. Uno scambio di idee tra pari, infatti, garantisce una presa in carico superiore rispetto a quella offerta da un solo specialista, soprattutto di fronte a casi particolarmente problematici. 

La teleassistenza, invece, è interamente cucita addosso al paziente dal suo medico di riferimento, o dalla struttura sanitaria che lo ha in cura. Per teleassistenza si intende infatti l’erogazione di servizi multipli che comportano il telemonitoraggio delle condizioni di pazienti fragili: anziani, con patologie croniche, con disabilità.  

In ambito oftalmologico entrambe queste sottocategorie della telemedicina sono realizzabili con intuibili vantaggi sia per i medici che per i pazienti. 

Il teleconsulto tra oftalmologi, con la possibilità di condividere informazioni sullo stato di salute oculare del paziente, offre la possibilità di stabilire il miglior protocollo terapeutico possibile. La teleassistenza del paziente maculopatico, retinopatico o con altre patologie, fornisce un servizio di cura a domicilio, con la possibilità, tramite sistemi digitali di autovalutazione e sorveglianza attiva, di inviare periodicamente all’oculista informazioni sulle proprie condizioni oculari.

In questo modo, è possibile centrare tre obiettivi primari:

  1. Garantire una ottimale gestione delle principali patologie oculari in tutte le categorie di pazienti, ma in particolare di quelli più fragili o impossibilitati a spostarsi da casa.
  2. Potenziare l’engagement del paziente e la sua aderenza alla terapia, ponendolo al centro del suo percorso di cura.
  3. Fornire agli oftalmologi strumenti di diagnosi e follow up, nonché un supporto digitale ove raccogliere i dati dei pazienti in modo ordinato e sicuro.

 

Fonti: